Owlienet: il nostro software gestionale è online!

Dopo mesi e mesi di duro lavoro, abbiamo ultimato Owlienet: il software gestionale 100% in cloud pensato per aiutare a gestire l’attività di web agency, internet agency, digital agency, freelancer e programmatori.

Grazie al nostro software in cloud potrai gestire la tua attività a 360 gradi, da qualsiasi dispositivo dotato di connessione ad internet, tenendo sotto controllo sia la parte tecnica, che la parte amministrativa.

Avrai a disposizione 30 giorni di prova gratuita, per poter prendere confidenza con il gestionale e in più utilizzando il codice LANCIO2021, in fase di checkout avrai uno sconto del 10% su tutti i nostri piani.

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In arrivo nuove linee guida per Privacy Policy e Cookie Policy

E’ da qualche tempo che, grazie ai banner che compaiono sui siti e che devono obbligatoriamente avvisare del loro utilizzo, anche l’utente medio è diventato consapevole dell’esistenza e dell’utilizzo dei cookie. In pochi, tuttavia, sanno davvero di cosa si tratta.

I cookie sono frammenti di dati che possono essere salvati sul tuo computer che dovrebbero facilitare la navigazione su un sito. Per esempio, dopo aver visitato un e-commerce per la prima volta, alla nostra seconda visita possiamo notare che il sito “si ricorda” a cosa avevamo mostrato interesse e tende a mostrarci quei prodotti.

Il problema con i cookie è che un utilizzo errato può portare alla violazione della privacy degli utenti; ecco perché le regole sul loro utilizzo e sulla privacy in generale sono state recentemente aggiornate. 

Lo scopo dell’aggiornamento delle Linee guida sui cookie è stato quello di garantire una maggiore tutela agli utenti. Nelle linee guida adottate fino a questo momento, infatti, si evidenziavano delle lacune che permettevano il tracciamento dei dati degli utenti, la possibilità di incrociare i dati per creare profili sempre più dettagliati, al possibilità di vendere i dati collezionati a terzi.

Le nuove linee guida sui cookie apportano delle novità in merito a diversi aspetti.

L’informativa sui cookie

L’informativa sui cookie è in genere un banner che ci informa che il sito sul quale navighiamo utilizza cookie. Con le nuove linee guida queste informative dovranno indicare anche gli eventuali altri destinatari dei dati personali e i tempi di conservazione di questi dati.

Acquisizione del consenso

L’acquisizione del consenso deve essere richiesta attraverso un banner. La novità prevista dalle nuove linee guida è che agli utenti deve essere permessa la navigazione anche quando negano il consenso all’utilizzo dei cookie e alla collezione dei dati.

Lo scroll down non viene più considerato una manifestazione di consenso idonea. L’utente che conferma il consenso deve generare un evento registrabile e documentabile presso il server del sito. Solo in questo modo si potrà considerare che l’utente ha manifestato la volontà di prestare il consenso al tracciamento dei dati in maniera non equivoca.

Inoltre, qualsiasi sistema che vincola gli utenti a prestare il consenso per poter continuare la navigazione di un sito viene considerata illegittima.

La negazione del consenso

La ripresentazione del banner di consenso ad ogni nuovo accesso di un utente che ha già negato il consenso al tracciamento dei dati, con le nuove linee guida, viene considerata invasiva.

La revoca del consenso

Gli utenti devono avere la possibilità di revocare il consenso in qualsiasi momento.

Altre novità

Tra le altre novità introdotte dalle nuove linee guida sui cookie, le più importanti sono:

  • Non si possono impiegare tecniche di tracciamento attive come i cookie di terze parti, o passive come il fingerprinting.
  • al momento del primo accesso, nessun cookie diverso da quelli tecnici può essere salvato sul dispositivo del visitatore.

Tempi di adeguamento

I titolari di siti web avranno 6 mesi di tempo per adeguarsi alle nuove linee guida. 

Le nuove linee guida sembrano offrire una maggiore tutela agli utenti, anche se la migliore protezione resta la conoscenza dei meccanismi che sono dietro il semplice utilizzo di una pagina web, social, o si un e-commerce.

Nuovi strumenti per Google Cloud IDS

Google ha di recente annunciato l’introduzione di vari strumenti che si concentrano sulla risoluzione di problemi di sicurezza dell’infrastruttura Google Cloud per prevenire in maniera sempre più efficace attacchi di hacker, minacce malware o spyware, e altri rischi simili.

Google Cloud IDS è proprio una di queste soluzioni annunciate e, in questo articolo, andremo a scoprire di che si tratta.

Google Cloud IDS: cos’è

Google Cloud IDS è un sistema di rilevamento delle minacce completamente cloud-based e implementato nell’infrastruttura stessa di Google Cloud. Il suo funzionamento si basa sull’utilizzo delle tecnologie di rilevamento delle minacce (threat-detection) di Palo Alto Networks. 

Questo tipo di tecnologie sono tutte basate sui cosiddetti next-generation firewall, un firewall di terza generazione con caratteristiche di sicurezza avanzate in grado di identificare e bloccare le minacce in maniera sempre più efficiente (paragonato ai firewall di generazione precedenti).

L’algoritmo di analisi delle minacce di Palo Alto Networks, inoltre, aggiorna continuamente il suo catalogo delle minacce conosciute, in modo che possano essere immediatamente riconosciute, ma usa anche un sistema di identificazione delle anomalie per riconoscere anche le minacce sconosciute.

Cloud IDS svolge anche l’altra importante funzione di monitoraggio del traffico da e verso internet, rilevando minacce malware, spyware, e attacchi hacker che arrivano da internet verso l’infrastruttura, oltre che altri rischi legati alla rete. 

Infine, Cloud IDS permetterà di aumentare la conoscenza che abbiamo su tutte le possibili minacce relative alla rete, contribuendo allo sviluppo di nuove soluzioni sempre più efficaci e sempre più facili da utilizzare.

Chi può utilizzare Cloud IDS?

I servizi di sicurezza offerti da Google con Cloud IDS sono indicati per tutte le aziende che desiderano consolidare la sicurezza dei propri sistemi informatici. In quegli ambiti in cui la sicurezza è particolarmente importante, in quanto i sistemi gestiscono grandi quantità di dati personali (sensibili e relativi a conti correnti e carte creditO) – settore finanziario, sanitario e settori vendite – Cloud IDS diventa una soluzione ancor più importante.

Oltre Cloud IDS

Cloud IDS fa parte di un progetto di semplificazione di gestione della sicurezza annunciato da Google che include anche l’implementazione di altri servizi. Tra questi, i più interessanti sono sicuramente quello di Automic Security Operations e Google Active Cyber Threat Detection.

Automic Security Operations

Per perseguire l’obiettivo di semplificare la gestione della sicurezza relativa all’utilizzo del cloud, Google introdurrà Automic Security Operations, un servizio che aiuta ad aggiornare i programmi di sicurezza.

Se i programmi diventano obsoleti non possono essere più efficaci contro le minacce. Il programma di Automic Security Operations include quindi integrazioni, piani, documentazione tecnica per aiutare le aziende ad espandere il proprio sistema di sicurezza informatico.

Google Active Cyber Threat Detection

Essendo i nuovi servizi Cloud di Google destinati anche alle aziende governative, essi devono essere in grado di fornire un ulteriore livello di sicurezza. Google Active Cyber Threat Detection è un programma sviluppato con questo obiettivo: è un sistema che aiuta le aziende governative ad analizzare i dati log passati e attuali.

Con queste soluzioni di sicurezza, Google diventa una soluzione cloud sempre più performante e adatta ad aziende private, pubbliche, Pubbliche Amministrazione e, addirittura, aziende governative.

I più efficaci trucchi SEO per ottimizzare un sito web

L’ottimizzazione SEO delle pagine web di un sito web è un aspetto fondamentale da curare se si vuole avere successo su internet.

Google (così come gli altri motori di ricerca) deve decidere quali contenuti mostrare prima rispetto ad altri, quando un utente effettua una ricerca.

Il motore di ricerca vuole mostrare per primi i risultati più pertinenti ai termini cercati dall’utente, ed infatti uno degli aspetti da tenere in considerazione, quando si parla di ottimizzazione SEO, riguarda la scelta delle keyword da utilizzare sulle pagine web del sito.

Tuttavia la scelta delle giuste parole chiave non è l’unico elemento che rendono un sito ottimizzato SEO.

Ci sono diversi trucchi ed operazioni che vengano fatte per rendere un sito web più appetibile per i motori di ricerca.

Ecco allora quelli che sono i più efficaci trucchi SEO per ottimizzare un sito web:

  1. Utilizzare un certificato SSL per offrire una connessione https, ed impostare correttamente tutti i redirect verso un unico indirizzo. Google premia i siti web sicuri e tratta ciascun indirizzo come un sito web diverso (ad esempio per Google https://www.sito.com è diverso da https://sito.com) ed è per questo che è importante avere tutti i redirect verso un unico url.
  2. Ottimizzare le dimensioni e il peso delle immagini per rendere la pagina più veloce da caricare. Un altro aspetto che Google, come gli altri motori di ricerca, prende in considerazione è il peso della pagina web, e solitamente gli elementi più pesanti di una pagina sono proprio le immagini. Per questo è importante ottimizzarle, utilizzando delle dimensioni adeguate e rendendole più leggere utilizzando tool online quali TinyPNG o JPEGmini.
  3. Minificare CSS e JS e caricarli in un unico file. Oltre alle immagini, gli altri tipi di file che sono presenti abitualmente sulle pagine web sono i file CSS e i file javascript. È buona norma utilizzare versioni minificate di questi file, per renderli più leggeri e quindi più veloci da caricare per il browser. Inoltre installando sul server un tool, come PageSpeed ad esempio, è possibile unire tutte le risorse CSS e le risorse JS in un unico file, in modo da limitare il numero di richieste al server e rendere la pagina ancora più veloce da caricare.

Addio al supporto per Internet Explorer nel 2022

Il 15 giugno 2022, dopo più di 25 anni dall’uscita, daremo l’addio ad uno dei browser più famosi del mondo: Internet Explorer.

Ormai sembrava una decisione inevitabile, dato il crollo dell’utilizzo del browser, che è passato dal 90% del mercato dagli anni 2000 al 5% odierno, e soprattutto dall’introduzione di Microsoft Edge nel 2015.

Internet Explorer era ormai diventato oggetto di prese in giro e meme sulla rete, che lo consideravano un browser lento e poco funzionale, ed in particolare molti dicevano di utilizzarlo solo per scaricare Google Chrome.

È per tutti questi fattori che il 15 giugno del 2022, Microsoft smetterà di fornire supporto a Internet Explorer, ed inoltre il software non sarà più compatibile con i vari servizi Microsoft, quali Outlook, Office, OneDrive, ecc.

Internet Explorer non sarà più presente nelle versioni di Windows 10 ad eccezione delle versione Enterprise, dedicate ad ospedali ed organizzazioni.

Questa scelta farà cadere nell’oblio uno dei browser più famosi della storia, che non riceverà più aggiornamenti di sicurezza da parte di Microsoft, che cercherà di portare Microsoft Edge agli antichi splendori del suo predecessore.

Tra circa un anno daremo l’addio ad Internet Explorer, uno dei browser che ha fatto la storia di internet e che ha raggiunto picchi del 90% di utilizzi ai suoi tempi d’oro, mentre oggi la percentuale è scesa solo al 5%.

Creare uno script di Face Detection con Python

Uno script in grado di riconoscere le facce delle persone da un’immagine, sembra qualcosa di veramente difficile da realizzare, specialmente per un programmatore non esperto.

Tuttavia oggi vi mostreremo, come creare uno script di Face Detection con Python, utilizzando la libreria OpenCv.

La libreria OpenCv

OpenCV è una libreria enorme usata per il machine learning e per l’elaborazione delle immagini.

Iniziamo con l’installazione di OpenCV:

pip install opencv-python

A questo punto possiamo scaricare il file XML contente i dati, direttamente su OpenCv.

Fatto questo abbiamo tutti gli strumenti che ci occorrono per poter creare uno script di Face Detection con Python.

Importiamo OpenCv in Python (modulo cv2) e carichiamo il file XML citato precedente tramite queste linee di codice:

import cv2
cascade_classifier = cv2.CascadeClassifier("file_cv2_default.xml")

A questo punto scegliamo un’immagine per poter testare il nostro algoritmo per il riconoscimento facciale, ma attenzione però perchè la libreria che stiamo usando è in grado di fare il riconoscimento, solo su immagini in scala di grigi.

Per ovviare questo possiamo comunque utilizzare una funzione di OpenCv, per cui creiamo un oggetto per la nostro foto di prova ed utilizziamo la funzione cvtColor per poterla utilizzare nella scala di grigi:

photo = cv2.imread("photo_sample.png")
photo_gray = cv2.cvtColor(photo, cv2.COLOR_BGR2GRAY)

Fatto questo adesso possiamo utilizzare il metodo detectMultiScale del classificatore importato prima nella variabile cascade_classifier:

faces = cascade_classifier.detectMultiScale(photo_gray, 1.1, 4)

I 3 parametri che il metodo richiede sono:

  • foto in scala di grigi (la nostro photo_sample.png che abbiamo poi convertito con il metodo cvtColor di OpenCv);
  • un fattore di scala usato dal classificatore Haar-Cascade, per realizzare una rappresentazione dell’immagine da analizzare e per fare il riconoscimento facciale vero e proprio;
  • numero di regioni da considerare per il riconoscimento facciale. Un numero più alto permette di riconoscere meno volti, ma con maggiore precisione, mentre invece un numero più basso permette di riconoscere più volti, ma con una precisione inferiore.

Il risultato del nostro script di Face Detection

A questo punto non ci resta che scrivere le ultime righe del nostro script di Face Detection con Python e di goderci il risultato.

La variabile faces contiene i risultati del metodo detectMultiScale, che corrispondo a delle coordinate. Per cui possiamo disegnare dei rettangoli attorno ai volti che sono stati riconosciuti dal nostro algoritmo di riconoscimento facciale:

for(x, y, width, height) in faces:
    cv2.rectangle(photo, (x,y), (x+width, y+height), (0, 0, 255), 3)
cv2.imshow('photo', photo)
cv2.waitKey()

Bene con queste poche righe di codice abbiamo terminato il nostro script di Face Detection fatto con Python. Semplice no?

L’importanza dei backlink per la SEO

Chiunque si trovi a gestire un blog, sito web, o ecommerce ha da tempo compreso l’importanza e la complessità della SEO. Gran parte del traffico in arrivo sulle pagine web deriva da ricerche sui motori di ricerca – e in particolare Google – ma la SEO è molto di più che il semplice utilizzo di parole chiave in grassetto.

La SEO, infatti, si compone di molti elementi, e uno di questi è costituito dai backlink. In questo articolo, scopriamo di cosa si tratta e ne esaminiamo l’importanza.

Cosa sono i backlink?

Tutti sanno cosa sono i link: dei collegamenti a pagine web che avvengono cliccando su un elemento, che solitamente non è altro che una parola all’interno di un testo. 

I backlink sono i link che – dall’esterno della tua pagina web – puntano alla tua pagine web. Google utilizza questo parametro per comprendere l’autorità di una pagina: maggiori sono i backlink, maggiori sono le probabilità che quella pagina web finisca tra le prime posizioni della SERP, la pagina dei risultati dei motori di ricerca.

Backlink e SEO

Come sfruttare l’elemento dei backlink per migliorare la SEO? Cercare di creare link più numerosi possibile verso le pagine web non è una strategia efficace. Una strategia di backlink efficace, tenendo conto di come funzionano gli algoritmi di ricerca, tiene conto dei seguenti elementi:

  • link esterni o interni: i backlink possono provenire da pagine web diverse ma dello stesso sito (interni) o da siti esterni (esterni). I motori di ricerca danno più importanza ai backlink esterni: la popolairtà e l’autorità di una pagina è quindi legata al numero di altre pagine e contenuti web che la citano.
  • anchor text: il testo di ancoraggio è la parola che diventa l’elemento che, una volta cliccato, dirotta la navigazione verso la destinazione del link. L’anchor text dovrebbe essere costituito da una keyword rilevante.
  • autorevolezza della risorsa: gli algoritmi dei motori di ricerca non valutano solo il numero dei backlink esterni, ma anche l’autorevolezza ella pagina dalla quale derivano i link.
  • età dei link: gli algoritmi dei motori di ricerca valutano anche l’età dei backlink. In generale, un valore maggiore viene conferito ai link che esistono da più tempo.
  • numero di link per ogni pagina: un altro elemento preso in considerazione, è il numero dei link che da una stessa pagina puntano ad altre risorse. Se una pagina contiene tantissimi link, questi persono di valore. Al contrario, sono ritenuti più importanti pochi link, ancorati a keyword significative, che puntano a risorse rilevanti.
  • qualità delle risorse di destinazione: come abbiamo appena accennato, anche la qualità e l’autorevolezza delle risorse di destinazione – quelle verso le quali puntano i link – viene presa in considerazione. Nel caso dei backlink, la pagina di destinazione è il tuo contenuto, e questo rimanda a quella che potremmo definire la regola numero 1 della SEO: la qualità dei contenuti è il parametro più importante.

Conclusioni

Quando si imposta una strategia SEO, è importante tenere ben presente tutti gli elementi che compongono l’ottimizzazione per i motori di ricerca. Non bisogna sottovalutare la complessità di ciascun aspetto, ma la raccomandazione più importante resta quella di concentrarsi sulla qualità dei contenuti: non esiste strategia SEO che possa compensare per una scarsa qualità.

Come creare animazioni con CSS3

È davvero possibile creare delle animazioni su una pagina web utilizzando semplicemente CSS3?

La risposta è…certo che si!

Con l’arrivo di CSS3 i web designer hanno potuto iniziare ad inserire, all’interno dei loro progetti, delle splendide animazioni che prima venivano fatto in Flash o in Javascript.

Vediamo insieme allora come funzionano le animazioni con CSS3!

Per prima cosa dobbiamo definire un’animazione e darle un nome tramite la keywork @-keyframes, ed indicare in essa quali saranno i comportamenti dell’elemento che vogliamo animare.

Supponiamo di voler creare una semplice animazione, che cambi il colore di sfondo di un elemento continuamente:

@-keyframes "change-background"{
0%{
background: "blue";
}
25%{
background: "green";
}
50%{
background: "yellow";
}
75%{
background: "orange";
}
100%{
background: "red";
}
}

La percentuale definita nell’animazione ci permette di decidere quando modificare l’elemento. In questo caso avremmo un cambio di background costante durante l’animazione, ma avremmo anche potuto decidere di far durare lo sfondo giallo più di quello arancione per esempio.

A questo punto, per poter utilizzare la nostra animazione fatta con CSS3, non ci resta altro da fare che richiamare la nostra animazione “change-background” all’interno della definizione CSS di un elemento.

Supponiamo di avere nella nostra pagina il seguente elemento HTML:

<div id="testElement">Test</div>

Benissimo per completare e vedere la nostra animazione fatta con CSS3, non ci resta altro che scrivere il seguente codice CSS:

#testElement{
width:200px;
height:200px;
border: 1px solid #000;
animation-name: change-background; /* Nome dell'animazione da richiamare */
animation-duration: 10s; /* Durata dell'animazione */
animation-animation-iteration-count: infinite; /* Numero di ripetizioni dell'animazione, possiamo infatti decidere di far partire l'animazione solo 1 volta per esempio */
animation-timing-function: linear; /* Modo in cui l'animazione viene eseguita */
}

Abbiamo visto in questo articolo quanto sia semplice creare un animazione in CSS3, infatti non ci sono limiti in termini di animazioni che si possono realizzare.

I migliori framework PHP del 2021

Il PHP è senz’altro il linguaggio di programmazione più utilizzato per realizzare un progetto sul web. Ma quando dobbiamo sviluppare un applicativo di grandi dimensioni e dobbiamo lavorare in un team, diventa fondamentale organizzare correttamente il codice.

Per facilitare questo compito sono nati i framework, che consentono ai programmatori di organizzare i file secondo una certa logica. In questo modo gli sviluppatori che conoscono il framework utilizzato potranno intervenire molto più rapidamente sul progetto.

Per il PHP in particolare esistono tantissimi framework diversi che hanno ovviamente i propri vantaggi e i propri svantaggi. Noi nel corso degli anni ne abbiamo provati ed utilizzati diversi, sia per esigenze dei nostri clienti che per curiosità. Così oggi vi daremo la nostra opinione su quali sono i migliori framework PHP del 2021.

Per trovare quali sono i migliori framework PHP del 2021 abbiamo deciso di provare a creare una piccola applicazione CRUD con i principali framework PHP. I framework che abbiamo preso in considerazione sono: Zend Framework, Laravel, Yii Framework, Symphony, CodeIgniter, CakePHP.

ZEND FRAMEWORK
Zend Framework è stato uno dei primi framework che abbiamo utilizzato per programmare un software in PHP quando ancora era alla sua prima versione, mentre oggi si trova alla versione 3.

LARAVEL
Laravel è di certo il framework più utilizzato al momento.

YII FRAMEWORK
Questo framework è una via di mezzo tra symphony e laravel, ma non ci ha convinto appieno.

SYMPHONY
Nonostante sia ben strutturato, risulta essere un po’ complesso nella creazione di alcune funzionalità.

CODEIGNITER
Un framework molto semplice e facilissimo da utilizzare. Sicuramente ottimo per iniziare ad approcciarsi al mondo dei framework PHP, ma non adatto a situazioni più complesse.

CAKEPHP
Questo è uno dei framework più longevi ed una struttura simile a quella di Laravel, però viene utilizzato sempre meno dagli sviluppatori

Come creare una campagna pubblicitaria su Google Ads

Vuoi iniziare a pubblicizzare i tuoi prodotti o servizi su Google, ma non sai da dove inziare?

In questo articolo vedremo insieme come creare una campagna pubblicitaria su Google Ads.

Google Ads (una volta Google Adwords) è la piattaforma pubblicitaria di Google che permette di creare tantissime tipologie di inserzioni.

Per prima cosa andiamo sul sito ads.google.com e clicchiamo sul pulsante in alto a destra “Accedi” se abbiamo già un account, oppure “Inizia ora” per creare un nuovo account.

La creazione di un account è un processo molto semplice, poichè verremmo guidati passo passo schermata dopo schermata.

Una volta dentro il nostro account, vediamo come creare una campagna pubblicitaria su Google Ads.

Clicchiamo sulla voce di menù a sinistra “Campagne”, che ci porterà su una schermata dove troveremo tutte le nostre campagne pubblicitarie e troveremo un pulsante rotondo blu con il simbolo +.

Dopo aver cliccato questo pulsante Google Ads ci guiderà nella scelta del tipo di campagna che vogliamo creare.

Innanzitutto dobbiamo scegliere l’obiettivo che vogliamo raggiungere tra:

  1. Vendita: per incentivare le vendite del nostro negozio online o del nostro negozio fisico;
  2. Lead: per incentivare la generazione di lead o azioni da parte dei clienti (ad esempio una registrazione);
  3. Traffico sul sito web: per portare utenti sul tuo sito o su una pagina web;
  4. Considerazione del prodotto e del brand: per incentivare nuovi clienti a scoprire i tuoi prodotti o servizi;
  5. Notorietà del brand e copertura: per raggiungere un pubblico molto vasto e creare awareness;
  6. Promozione di app: per far conoscere la tua app e far aumentare le installazioni;
  7. Promozioni e visite ai negozi locali: per far aumentare il numero di visite nei negozi fisici;
  8. Crea una campagna senza un obiettivo: per creare una campagna senza uno specifico obiettivo.

Dopo aver scelto l’obiettivo della nostra campagna, dovremmo scegliere anche che tipo di campagna creare: Ricerca, Display, Shopping, ecc.

Fatto questo avremmo quindi detto a Google Ads che cosa ci aspettiamo dalla nostra campagna e come vogliamo raggiungere questo obiettivo.

Supponiamo di voler fare una campagna di tipo “Ricerca” che ha come obiettivo “Traffico sul sito web”.

A questo punto dovremmo scegliere diversi parametri per la nostra campagna, come il pubblico di riferimento, il budget e il periodo di tempo in cui spenderlo.

Dopodiché andremo a creare i gruppi di annunci per la nostra campagna e in questo caso potremmo specificare le parole chiave che ci interessano.

Come ultimo per creare una campagna pubblicitaria su Google Ads dovremmo creare i nostri annunci, inserendo dei titoli, delle descrizioni e i link di destinazione.

Una volta completati questi passaggi Google Ads avrà bisogno di analizzare la nostra campagna. Una volta concluso il processo di analisi i nostri annunci diventeranno attivi.