Quali sono i social più usati in Italia nel 2024?

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I social media sono parte fondamentale della nostra vita quotidiana, sempre più digitale. Essi, infatti, rappresentano lo strumento fondamentale per connettersi . comunicare e restare aggiornati. L’uso dei social non si limita più alla semplice condivisione di foto o messaggi; sempre più persone li usano per informarsi , fare acquisti e interagire con brand e aziende.
Nel 2024 i social media più usati in Italia includono piattaforme molto popolari come WhatsApp , Facebook , Instagram , YouTube, TikTok e LinkedIn.

 1. WhatsApp

Whatsapp è  il social più usato in Italia; Il 90 % degli utenti Italiani online lo usa per la facilità di comunicazione. Offre la possibilità di inviare messaggi, fare chiamate e videochiamate gratuite con  amici, famiglia e colleghi ; oltre ad avere funzionalità come la condivisione di media e la possibilità di creare gruppi. 

2. Facebook  

Nonostante la crescente concorrenza ,mantiene un ruolo importante in Italia soprattutto per la fascia di popolazione adulta; compresa tra i 25 e i 44anni. Riesce a connettere persone grazie alla vasta gamma di strumenti per la condivisione di contenuti in gruppi e comunità. Risulta, infine, essere un buon alleato di aziende che vogliono raggiungere un pubblico maturo e fare pubblicità.

3. Instagram

Questo social è popolare in Italia in quanto offre la possibilità di creare contenuti visivi come video e foto, condividendoli in modo rapido e interattivo. 27,3 milioni di Italiani, compresi in una fascia di età tra i15 egli over 50 ,lo utilizzano poiché offre la possibilità di coltivare digitalmente interessi personali e professionali come cucina, viaggi, benessere, arrivando al classico contatto con amici e parenti. Particolarmente amato dai più giovani e da chi è interessato a moda , design , viaggi e stili di vita.

4. YouTube 

YouTube si afferma come piattaforma chiave per intrattenimento istruzione e informazione grazie alla continua e crescente domanda di contenuti video di vario genere . Gli utenti italiani, di età compresa dai 13 agli over40, trascorrono su questa piatta forma molte ore guardando video , tutorial, recensioni e contenuti di intrattenimento.

5. Tik Tok

Il successo di Tik Tok è legato alla sua capacità di offrire contenuti brevi e coinvolgenti per un pubblico che ormai coinvolge molte fasce d’età.  Consente la creazione di video che si occupano delle più svariate tematiche, dalla musica all’alimentazione. Gli utenti trascorrono una quantità significativa di tempo sulla piattaforma grazie al Feed infinito di contenuti e all’algoritmo personalizzato che mantiene alto livello di coinvolgimento. 

6. LinkedIn

LinkedIn si differenzia dai precedenti social per essere la piattaforma più importante per professionisti e per il Networking aziendale. Con quasi 10 milioni di utenti attivi in Italia, è molto utilizzato per costruire le azioni professionali, cercare lavoro e condividere i contenuti legati al Business e alla carriera.

CONCLUSIONE

La popolarità di questi social è data dalla loro capacità di soddisfare diverse esigenze ,dal semplice scambio di messaggi privati ( Whatsapp ) , alla condivisione di contenuti visivi e video (Instagram, YouTube, TikTok), fino alla creazione di legami professionali ( LinkedIn). Ognuna di queste piattaforme offre esperienze diverse che si adattano completamente alle abitudini degli italiani.

Sito vetrina, landing page o e-commerce: cosa scegliere per la propria attività?

Oggi, per ogni attività commerciale, è diventato fondamentale essere presenti online, per intercettare gli utenti, far conoscere il brand, i prodotti e servizi, fornendo tutte le informazioni al riguardo.

Esistono diverse tipologie di siti web, che si differenziano per funzionalità, design, struttura dei contenuti, per questo, prima di procedere alla creazione è importante rispondere a due domande:

Quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso il sito web? Chi lo userà?

Le risposte permetteranno di delineare la tipologia e le caratteristiche più adatte al singolo caso.

Tra i siti web più comuni possiamo distinguere tre categorie:

  • Sito vetrina;
  • Landing page;
  • E-commerce.

Siti vetrina

Il sito vetrina, è caratterizzato da una struttura più o meno complessa, con più pagine, che solitamente comprendono:

  • Una o più pagine con l’obiettivo di fornire informazioni sull’azienda, sui servizi o prodotti;
  • Una pagina che ha l’obiettivo di raccontare la storia dell’azienda, la mission, la vision, la composizione del team;
  • Una pagina di contatto, solitamente contenente un form;

Altre funzionalità e sezioni di contenuto specifiche sono:

  • Il portfolio, che mostra in concreto i lavori svolti;
  • Feedback;
  • Il Blog aziendale, utile anche per generare traffico e migliorare il posizionamento sui motori di ricerca;
  • FAQ, risposte a una serie di domande frequenti;
  • Chat, per dare informazioni aggiuntive in tempo reale;
  • Call to action, pulsanti che risaltano all’interno della pagina con l’obiettivo di invogliare l’utente a compiere un’azione (come “Chiama ora” o “Iscriviti alla newsletter”).

Solitamente il sito vetrina è la scelta prediletta per imprese e professionisti di qualsiasi dimensione e settore, avendo il vantaggio di presentare al meglio ogni aspetto legato all’attività, acquisire nuovi clienti e fidelizzare quelli esistenti.

Landing page

Traducibile come “pagina di atterraggio”, si tratta di singole pagine web a cui l’utente arriva solitamente attraverso delle campagne promozionali, come inserzioni a pagamento di Facebook o Google, oppure mail marketing.

Queste trattano di un argomento specifico, ad esempio il lancio di un prodotto o un evento, e hanno come obiettivo la conversione, che può essere lead generation (acquisizione di contatti), l’iscrizione a una newsletter, il download di un contenuto. Tutte azioni che manifestano l’interesse verso un prodotto o servizio.

Molto spesso il termine landing page viene erroneamente utilizzato per indicare siti web one page. Sebbene la struttura ricorda in molti aspetti lo scheletro di una home page a differenziarli è proprio l’obiettivo finale: la landing page ha un obiettivo di marketing ben specifico, inserita in una strategia di marketing più ampia, per questo non può sostituire un sito vetrina, anzi, molto spesso rimanda al sito principale.

Le landing page solitamente sono composte da:

  • Contenuti strutturati e focalizzati a promuovere un determinato prodotto e servizio;
  • Call to action e copy accattivanti che fanno leva sull’immediatezza e chiarezza.

Se ben strutturata, la landing page può fornire strumenti di analisi avanzanti, trovare nuovi clienti e migliorare il business.

E-commerce

L’e-commerce ha l’obiettivo di vendere prodotti e servizi, gestendo le transazioni economiche. Ecco perché si parla anche di negozio online.

Attraverso l’e-commerce si offre ai clienti un’esperienza di acquisto efficace, consentendo loro di sfogliare, selezionare, e acquistare i prodotti desiderati in modo semplice.

È fondamentale concentrarsi sull’organizzazione del catalogo per agevolare il più possibile la fase di ricerca e di decisione d’acquisto, organizzando i prodotti in categorie e sottocategorie, inserendo un campo per la ricerca testuale e filtri, schede di prodotti e servizi complete.

I vantaggi dell’e-commerce risiedono nella possibilità di raggiungere nuove fette di mercato e aumentare le vendite, ma anche nel contenimento delle spese di gestione e nell’accesso a informazioni come il monitoraggio delle performance dei prodotti e delle preferenze dei clienti, dati utili a pianificare azioni commerciali sia online che offline, ottimizzando la strategia di vendita.

In un e-commerce tutto ruota attorno alla vendita quindi le pagine riguardanti l’azienda, la sua storia e la sua mission sono ridotte al minimo se non completamente assenti, sostituite da sezioni come l’area utente, la sezione dei prodotti preferiti, il carrello della spesa, FAQ e customer care.

In linea di massima possiamo far rientrare ogni sito web in una di queste tipologie, ma, a seconda del caso, può nascere la necessità di combinare più categorie.

Digital service act: nuove norme europee sulla sicurezza e trasparenza delle aziende digitali

Il 25 agosto è entrato in vigore il digital services act (DSA), il nuovo regolamento europeo sulla responsabilità delle piattaforme per i contenuti online. Si tratta di un aggiornamento necessario della direttiva sul commercio elettronico che risaliva al 2000 e che mal si adattava al web come lo conosciamo oggi.

Il nuovo regolamento si applicherà in modo indistinto in tutta l’Unione Europea, garantendo agli utenti gli stessi diritti ovunque e facilitando il lavoro delle aziende che non dovranno confrontarsi con la legislazione di ogni singolo paese europeo. 

L’applicazione riguarda tutti gli intermediari online, dai motori di ricerca ai social network, marketplace, servizi di hosting ecc. che dovranno sottostare a richieste più stringenti a seconda della loro grandezza. Infatti, la commissione europea ha stilato un elenco che identifica le cosiddette “VLOP”, very large online platforms e le “VLOSE”, very large online search engines, ovvero tutte le piattaforme e motori di ricerca che superano i 45 milioni di utenti mensili attivi in Europa, che corrisponde al 10% della popolazione dell’unione. All’interno di questo elenco rientrano social come Facebook, Instagram, Snapchat, Tiktok, X (ex Twitter), Linkedin, Pinterest, Youtube, marketplace come Amazon, Zalando, Google Shopping, Aliexpress e Alibaba, servizi di prenotazione come Booking.com, gli store per le applicazioni come App Store e Google Play, e poi Google Maps, Wikipedia, e i motori di ricerca come Google e Bing.

Le nuove norme riguardano:

  • La segnalazione dei contenuti. Con la precedente norma le piattaforme erano ritenute responsabili per il caricamento di contenuti illegali da parte degli utenti solo se, una volta venute a conoscenza, non avessero provveduto alla loro rimozione. Il principio rimane invariato ma le big tech dovranno dotarsi di un team dedicato alle segnalazioni provenienti dagli utenti e dalle autorità.

Le piattaforme potranno procedere alla rimozione dei contenuti o sospensione gli utenti previo avviso che specifichi in modo chiaro la motivazione. Non basterà quindi dire che si sono violati i termini e condizioni in modo generico.

Gli stessi termini e condizioni dovranno essere esposti in modo più chiaro e semplice.

In modo analogo al controllo dei contenuti delle piattaforme social, i marketplace dovranno verificare che non sia venduta merce illegale.

  • Analisi del rischio sistemico. Il DSA prevede l’obbligo annuale per le piattaforme di redigere un report che valuti i rischi per i diritti fondamentali, la libertà di espressione, il dibattito pubblico, i minori, derivanti da un abuso o uso illegittimo dei loro servizi. Individuati questi rischi dovranno presentare delle soluzioni per mitigarne l’impatto, come l’uso di algoritmi che raccomandino certi contenuti piuttosto che altri o la modifica di termini e condizioni.

Per verificare che le aziende facciano il possibile potranno essere sottoposte ad audit esterni delle autorità o ricercatori.

  • Algoritmi, pubblicità e dark pattern. Le aziende saranno tenute a spiegare su quali parametri lavorano gli algoritmi di raccomandazione dei contenuti. L’utente potrà decidere, inoltre, di vedere i post nel modo in cui l’algoritmo li propone, quindi in modo personalizzato, oppure in modo cronologico, con la possibilità di essere meno soggetti ad influenze esterne.

Per limitare l’influenza delle pubblicità online questa non potrà avvalersi di informazioni che riguardano dati sensibili come ad esempio la religione, salute, orientamento sessuale, come non potrà utilizzare dati dei minori per proporre loro pubblicità personalizzata.

Le aziende dovranno tener traccia degli investitori pubblicitari conservando, per ogni post pubblicitario, le informazioni riguardo chi lo ha pubblicizzato e chi ha pagato la sponsorizzazione, per quanto tempo è stato mostrato e a quale gruppo di persone (età, sesso, interessi, localizzazione).

Saranno poi vietati i dark pattern, metodi che servono a indirizzare gli utenti verso scelte precise (come ad esempio il pulsante “accetta” nei banner dei cookie solitamente colorato in modo diverso rispetto agli altri).

Come hanno risposto le aziende

La piattaforma di tiktok ha presentato ad agosto i suoi aggiornamenti finali che comprendono una maggior facilità nella segnalazione dei contenuti illegali, più informazioni su come vengono moderati i contenuti e sul funzionamento del sistema di raccomandazione e una maggior tutela per i minori.

Google ha ricordato che molte delle richieste contenute nel DSA sono in atto già da tempo e ha migliorato il suo Transparency center, l’elenco di tutti gli investitori pubblicitari che mostrano i loro ads sui servizi di Google.

Amazon e Zalando, invece, hanno contestato alla corte di giustizia dell’Unione Europea di rientrare tra le VLOP.

Per ora i cambiamenti riguardano solo gli utenti europei ma non si esclude il fatto che le nuove tutele possano estendersi a livello globale. Anche gli Stati Uniti da qualche anno stanno discutendo di aggiornare le norme in tal senso considerando che la loro legge di riferimento risale al 1996, quando Google e social network non esistevano ancora.

In Cina, invece, dove molte delle aziende nominate non sono presenti, è già in vigore da tempo una norma volta a regolare l’uso degli algoritmi da parte delle piattaforme nella promozione di certi contenuti.

Da febbraio 2024 il DSA diventerà vincolante anche per tutte le piattaforme con meno di 45 milioni di utenti mensili. Molti paesi, tra cui l’Italia, però, non hanno ancora designato l’autorità nazionale che si occuperà di garantire il rispetto delle norme.

Perché alcuni governi stanno vietando TikTok ai dipendenti pubblici?

Negli ultimi mesi diversi governi hanno posto dei limiti, più o meno stringenti, sull’utilizzo di TikTok ai dipendenti governatavi, richiedendo la cancellazione dell’app dai dispositivi che vengono utilizzati, oltre che nella vita privata, anche per il lavoro. Alla base di questa decisione c’è la preoccupazione rispetto al trattamento dei dati degli utenti da parte di ByteDance, la casa madre del social.

L’algoritmo di TikTok è noto per la sua capacità di raccogliere enormi quantità di dati al fine di profilare gli utenti e proporre contenuti che si avvicinino il più possibile ai loro interessi. Questa mole di dati sensibili sono considerati a rischio di fuga.

Già a maggio del 2020 il Comitato per gli investimenti esteri degli Stati Uniti (un’agenzia di sicurezza nazionale) aveva chiesto azioni governative per indurre ByteDance a vendere TikTok in via precauzionale.

Perché preoccuparsi di TikTok e non di tutti i social?

La maggioranza dei siti e applicazioni utilizzate negli ultimi quindici anni appartengono ad aziende statunitensi che hanno dimostrato di essere, loro stesse, poco attente alle politiche di trattamento dei dati personali degli utenti. La differenza tra queste e TikTok sta nello stretto rapporto tra le aziende cinesi e il governo. Per capire meglio facciamo riferimento a una legge del 2017 che obbliga i cittadini e le organizzazioni cinesi a “sostenere, assistere e cooperare” con il servizio di intelligence nazionale.

Di fatto, quindi, le società cinesi possono essere costrette, se richiesto, a consegnare dati al governo centrale.

Considerando la crescente affermazione dell’economia e dell’influenza politica cinese nel mondo, i governi e le istituzioni occidentali stanno intervenendo, timorosi che l’app possa essere usata per commettere abusi ed atti di spionaggio.

TikTok ha cercato di rispondere alle accuse difendo la sua indipendenza dal governo ma questo non è bastato a fermare i divieti, sostenuti dalle numerose indagini compiute nel corso degli anni sul social cinese.

Tra queste indagini possiamo nominare quella della Commissione irlandese per la protezione dei dati che ha indagato sul trasferimento dei dati di TikTok e sulla conformità alle leggi sulla privacy dell’Unione Europea già a settembre del 2021.

Successivamente, alla fine del 2022 il Dipartimento di giustizia americano ha aperto una sua indagine sul presunto spionaggio di due giornalisti americani. La società cinese ha ammesso che l’intrusione negli account sarebbe avvenuta allo scopo di individuare chi fosse stato a fornire ai media informazioni interne alla compagnia.

Un effetto domino

L’indagine ha portato il Congresso degli Stati Uniti a bandire TikTok dai dispositivi di 4 milioni di dipendenti del governo federale, con eccezione per le forze dell’ordine e per chi svolge ricerche nel settore della sicurezza informatica. Il divieto ha compreso i dipendenti della casa bianca, istituzioni, università e aziende.

Gli stati uniti hanno dato il via ad un vero e proprio effetto domino che ha convolto, in ordine Olanda, Commissione europea, Canada, Gran Bretagna e Australia, che hanno sospeso l’uso di TikTok almeno fino a quando la piattaforma non adeguerà la sua politica di protezione dei dati.

Non è la prima volta che TikTok si trova a dover far fronte a dei divieti. Già a giugno 2020 l’India lo vietò in tutto il paese insieme a una decina di altre applicazioni sviluppate in Cina per questioni di privacy e sicurezza.

A giustificare invece i divieti imposti all’app dall’Afghanistan, Pakistan, Iran, Bangladesh, Indonesia, Armenia e Azerbaijan ci sarebbero ragioni legate alla diffusione di contenuti non graditi al governo, definiti immorali e corruttivi per l’integrità dei giovani.

Dobbiamo porci lo stesso problema come utenti comuni?

Al momento i divieti riguardano dei sospetti: se ci fosse l’effettiva certezza che TikTok venga utilizzata come un’app spia questa sarebbe già stata esclusa dagli store. È bene prevenire la fuga di dati degli enti pubblici, infatti esistono altre policy dello stesso tipo, ma al momento non c’è pericolo per tutti gli utenti.

Teniamo comunque a mente che l’app registra la localizzazione, la cronologia, il contenuto dei messaggi chat, i video che vengono visualizzati e per quanto tempo e, attraverso i cookie, anche le nostre attività exta social. Tutte queste informazioni sono allo stesso modo registrate da altre piattaforme come Facebook, Instagram, Youtube etc.

Google Analytics 4 sostituirà Google Universal Analytics

Il 16 marzo 2022 Google ha reso ufficiale che Google Universal Analytics smetterà di raccogliere ed elaborare nuovi dati a partire dal 1 luglio 2023. Stesso vale per la versione a pagamento, Universal Analytics 360, dal 1 ottobre 2023.

Già da mesi si parlava della chiusura del tool più famoso di analisi dei dati per siti web e app. A sostituirlo Google lancia Google analytics 4. La sua versione beta risale al 2018 ma l’arrivo ufficiale è di ottobre 2020.

Google Analytics 4 è un nuovo tipo di proprietà, che offre diversi vantaggi rispetto al Google Analytics che tutti conosciamo. La possibilità di tracciare in unico ambiente siti web e app mobile rende il nuovo modello di raccolta dati più dinamico e flessibile. Altre novità interessanti sono le opportunità messe a disposizione dell’algoritmo previsionale e le nuove integrazioni che consentono di gestire e processare i dati in maniera più dettagliata.

Dopo il primo luglio 2023 per quanto riguarda Universal Analytics, e dopo il 1 ottobre 2023 per quanto riguarda la versione a pagamento Universal Analytics 360, si potrà accedere ancora per sei mesi ai dati storici, dopo di che andranno persi.

Il passaggio da una piattaforma all’altra

È consigliabile iniziare il passaggio a GA4 il prima possibile per due motivi principali:

  • Perché occorre ripensare all’architettura della propria strategia di raccolta dati online (eventi, conversioni, obiettivi, metriche etc.);
  • Per creare uno storico dei dati, lavorando direttamente i nuovi progetti digitali nella nuova versione, in modo da imparare ad utilizzare e padroneggiare il nuovo strumento.

Il passaggio da uno strumento all’altro non è cosi banale, non è possibile scaricare i dati da Universal Analytics e importarli su GA4, questo perché la struttura dei due è diversa e il confronto tra i valori di utenti e sessioni raccolti non è attuabile data la differenza di funzionamento.

È importante comunque conservare i dati raccolti negli anni per mantenere un quadro chiaro e veritiero sul comportamento degli utenti nel tempo, le performance delle campagne di marketing e dei contenuti pubblicitari, e molto altro.

Si può scegliere di procedere tra quattro modalità, in base alla disponibilità di tempo e capacità tecniche:

  • Esportare tutto a mano direttamente dall’interfaccia di Universal Analytics. Si fa una lista dei report che si vogliono esportare, si visitano ognuno di questi, e si procede all’esportazione selezionando l’arco temporale desiderato e il formato. È la soluzione più semplice ma anche quella che richiede più tempo;
  • Utilizzando un addon per Google Sheets. Il vantaggio è quello di non dover accedere a Analytics ma ci sarà bisogno di imparare ad usare un’altra interfaccia. Se con Analytics esportiamo report già configurati, con l’addon per Google Sheets bisognerà costruirli da zero, scegliendo dimensioni e metriche.
  • Utilizzando le API di Google Analytics. Questa opzione richiede la conoscenza di linguaggi di programmazione con cui scrivere codici necessari a comunicare con le diverse API di Google Analytics.

Una volta salvati i dati il consiglio è quello di strutturare un progetto di data continuity aziendale che consideri le differenze tra le piattaforme.

La necessità di questo cambiamento

Ci stiamo muovendo verso un futuro dove il tracciamento degli utenti non potrà più far affidamento ai cookie di terze parti o ai Mobile Advertising ID perciò è necessario aggiornare gli strumenti di tracciamento che rispettino:

  • La salvaguardia della privacy degli utenti, anteponendo il tracciamento alla loro scelta facoltativa;
  • La salvaguardia delle funzioni e le informazioni per le attività di digital marketing ad esso collegati.

Tanti auguri di buon Natale da Dam Company

Noi della Dam Company vogliamo augurare a tutti i lettori del nostro blog e ai nostri clienti un felice e sereno Natale.

Riprenderemo con la pubblicazione degli articoli nel nuovo anno con la solita cadenza mensile.

Il team della Dam Company

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Addio al supporto per Internet Explorer nel 2022

Il 15 giugno 2022, dopo più di 25 anni dall’uscita, daremo l’addio ad uno dei browser più famosi del mondo: Internet Explorer.

Ormai sembrava una decisione inevitabile, dato il crollo dell’utilizzo del browser, che è passato dal 90% del mercato dagli anni 2000 al 5% odierno, e soprattutto dall’introduzione di Microsoft Edge nel 2015.

Internet Explorer era ormai diventato oggetto di prese in giro e meme sulla rete, che lo consideravano un browser lento e poco funzionale, ed in particolare molti dicevano di utilizzarlo solo per scaricare Google Chrome.

È per tutti questi fattori che il 15 giugno del 2022, Microsoft smetterà di fornire supporto a Internet Explorer, ed inoltre il software non sarà più compatibile con i vari servizi Microsoft, quali Outlook, Office, OneDrive, ecc.

Internet Explorer non sarà più presente nelle versioni di Windows 10 ad eccezione delle versione Enterprise, dedicate ad ospedali ed organizzazioni.

Questa scelta farà cadere nell’oblio uno dei browser più famosi della storia, che non riceverà più aggiornamenti di sicurezza da parte di Microsoft, che cercherà di portare Microsoft Edge agli antichi splendori del suo predecessore.

Tra circa un anno daremo l’addio ad Internet Explorer, uno dei browser che ha fatto la storia di internet e che ha raggiunto picchi del 90% di utilizzi ai suoi tempi d’oro, mentre oggi la percentuale è scesa solo al 5%.

Siamo tornati online con un nuovo aggiornamento al nostro sito

In questo periodo di grande crisi ed incertezza a causa della pandemia che sta colpendo il mondo, abbiamo deciso di rinnovarci con un nuovo stile.

Con pochi giorni di lavoro, abbiamo ricreato il nostro sito web, poichè ci siamo accorti che il vecchio ad una sola pagina non riusciva più a comunicare tutti i nuovi servizi che offriamo.

Ti invitiamo a dare un’occhiata alla pagina Servizi per scoprire tutti i nostri nuovi servizi. Invece nel caso avessi domande o dubbi contattaci tramite la pagina Contatti.

Speriamo che questa nuova versione del nostro sito vi piaccia e ci auguriamo che questo momento difficile passi presto.