Il metaverso, o forse dovremmo dire i metaversi visto che ne esistono tanti e da tanti anni, sono mondi vituali collegati al nostro e tra di loro, all’interno dei quali l’utente, sotto forma di avatar (una rappresentazione digitale di sé) partecipa a diverse esperienze, sia collettive che individuali.
Il concetto di metaverso è stato coniato dallo scrittore statunitense Neal Stephenson nel suo romanzo di fantascienza Snow Crash, nel 1992. Il metaverso viene descritto come una realtà virtuale, generata e condivisa su una rete mondiale in fibra ottica, in cui le persone si rifugiano per sfuggire al mondo reale in rovina. Gli avatar, che rappresentano gli utenti in questa realtà parallela, evolvono nel tempo e in base a questa evoluzione hanno la possibilità di accedere a eventi esclusivi e scalare delle vere e proprie classi sociali.
Questo stesso concetto è stato negli anni ripreso in molti romanzi, film e videogiochi, che ci permettono di avere delle raffigurazioni più o meno chiare, anzi, la vicinanza al mondo dei videogiochi ci permette di affermare che potenzialmente abbiamo tutti già fatto esperienza di un metaverso se abbiamo, almeno una volta nella vita, giocato a giochi come Second life, Minecraft o The Sims.
Lo stesso esempio ci da una panoramica dell’evoluzione del metaverso: in origine i videogiochi si svolgevano su uno schermo e avevano come obiettivo quello di battere un nemico, col tempo sono diventati piattaforme social e l’obiettivo si è spostato sul battere altri giocatori che si incontrano o anche semplicemente interagire.
A cambiare, con il tempo, è la raffinatezza di questi metaversi, che grazie all’evoluzione tecnologica permettono di creare esperienze sempre più immersive. Al momento l’esperienza più completa si vive attraverso dei visori ma esistono dei prototipi di tute che simulano nel mondo reale le sensazioni che si sentirebbero nel metaverso.
Il metaverso incontra Facebook
L’interesse sull’argomento è aumentato notevolmente dopo l’annuncio di Zuckerberg, dell’ottobre scorso, riguardo il cambio di nome della sua società in Meta.
Facebook aveva iniziato a porre le basi del suo metaverso già 2019 con il lancio di Facebook Horizon.
Nella presentazione Zuckerberg ha descritto la sua visione del futuro:
«Nel metaverso Facebook, si potrà fare quasi tutto l’immaginabile: vedersi con gli amici e la famiglia, lavorare, imparare, giocare, fare acquisti, creare, ma anche fare esperienze completamente nuove e non compatibili con il modo in cui oggi pensiamo a computer o cellulari».
Le parole di Zuckerberg hanno suscitato pareri contrastanti, inclusa l’impressione che il tipo di ambiente virtuale da lui descritto sia al momento una riproposizione di modelli dei videogiochi che abbiamo nominato poco fa, resi semplicemente più coinvolgenti e attuali dall’integrazione delle nuove tecnologie che restano ancora scarsamente diffuse e migliorabili.
Le applicazioni del metaverso
A riscuotere maggior successo sono stati eventi e esperienze digitali immersive organizzate da alcuni brand e aziende che hanno sfruttato questa opportunità per offrire presentazioni di prodotti in anteprima, shopping, viaggi virtuali e molto altro.
Un caso emblematico è quello di Nikeland, il mondo virtuale della Nike, che permette agli avatar di entrare in showroom digitali, un’esperienza che supera il mondo fisico nel quale bisognerebbe spostarsi verso il negozio ma anche l’ecommerce tradizionale dando all’utente la possibilità di indossare i capi.
Un altro progetto, tutto italiano, è Coderblock, nato con l’ambizione di offrire alle aziende veri e propri uffici virtuali per il lavoro da remoto, con la possibilità di creare convegni e fiere nelle quali vendere arte digitale, prodotti, servizi o semplicemente far conoscere il proprio marchio.
Per entrare nell’ottica del metaverso dobbiamo quindi immaginare la nostra routine quotidiana e declinarla in formato virtuale: riunioni, incontri, pranzi, sport, fitness, film, fiere, videogiochi, shopping, tutte attività che saranno convertite e rese disponibili nel nuovo ambiente.
Oggi il metaverso esiste in una forma che potremmo definire depotenziata visto che i metaversi in mercato sono singole opzioni che non dialogano tra loro, perdendo di fatto quel concetto di universalità che sta alla base del metaverso. Per capire meglio possiamo fare un paragone con internet: è come se ogni sito web fosse accessibile con un proprio software senza una rete unica che ci permetta di passare da un indirizzo ad un altro.
Controversie del metaverso
Anche se si tratta di una tecnologia ancora non totalmente sviluppata sono già emerse delle controversie legate al suo funzionamento.
La prima tra tutte è la questione legata alla sicurezza degli utenti. Internet e i social media si sono rivelati strumenti incredibili per mettere in contatto le persone e dare accesso a informazioni illimitate, ma hanno anche portato a diverse forme di dipendenza. Ci so domanda quindi come queste possano tramutare considerando la natura immersiva del multiverso.
La seconda problematica è legata alla privacy degli utenti. I dispositivi che dovrebbero permetterci di frequentare questi mondi sono indossabili perciò le aziende produttrici potrebbero raccogliere dati biometrici degli utenti che si andrebbero ad aggiungere ai dati sensibili che già sono raccolti dal web.
Ci si domanda infine chi gestirà il metaverso, che tipo di leggi si rispetteranno? Visto che si parla di trasposizione della realtà nel digitale cosa succederebbe se un avatar assalisse un altro? Si applicherebbero leggi penali? Come funzionerebbe la gestione dei crimini? Oggi è relativamente semplice per minacce verbali, insulti e diffamazione perseguibili in rete ma il discorso cambia per i crimini legati alla sfera “fisica” e non punibili senza una prova tangibile della violenza come potrebbe accadere nei mondi virtuali.